Live in the Box: Mitraclip

La sessione ha presentato un caso impegnativo sia dal punto di vista tecnico che clinico. Va sottolineato che la gestione di un paziente affetto da insufficienza mitralica severa non può essere appannaggio esclusivo del Cardiologo Interventista, ma condivisa da una squadra affiatata (Ecografista, Cardiologo Clinico, spesso Internista), al fine di prendere le decisioni più corrette. Il caso in questione riguardava un ultraottantenne affetto da insufficienza mitralica severa, con annulus dilatato e prolasso del lembo posteriore, con associata rottura di corda. A complicare ulteriormente la situazione le comorbilità del paziente, con implicazioni pesanti sulla terapia farmacologica: fibrillazione atriale parossistica in terapia anticoagulante, insufficienza renale cronica, malattia coronarica con stenosi critica della discendente anteriore prossimale. La disamina degli snodi tecnici principali è scorsa agevolmente: 1) quale clip utilizzare (XTR o NTR) e in che fase procedurale; 2) in quale porzione della valvola rilasciare la clip e perché; 3) quando ritenere soddisfacente il risultato finale dichiarando terminata la procedura. Per la cronaca, l’esito finale è stato eccellente, con rigurgito residuo triviale ottenuto dopo impianto di una prima clip XTR in sede centrale e di una seconda NTR medialmente alla prima. Interessante lo scambio di pareri tra i panelists su alcuni aspetti squisitamente tecnici, come l’opportunità di utilizzare un elettrobisturi per la puntura transettale (con aumentato rischio di formazione di coaguli in caso di applicazioni prolungate e perfusione inadeguata) oppure no. Emerge un fatto: la procedura è ancora lungi dall’essere standardizzata. Di certo, il bagaglio tecnico e culturale richiesto è notevole, ma la competenza degli operatori del GISE è in grado di accettare la sfida.