Il MANIFESTO GISE PRIORITA’ CARDIO

L’emergenza sanitaria per il Covid 19, tra i tanti problemi, ha anche comportato la sospensione dell’attività elettiva, compresa la chirurgia interventistica cardiovascolare e strutturale: secondo i dati del GISE, nei mesi di marzo e aprile 2020 è stato registrato un calo del 72% di interventi per la sostituzione valvolare aortica transcatetere, dell’80% per la clip mitralica, del 91% per la chiusura dell’auricola sinistra e del 97% per quella del forame ovale pervio. La conseguenza immediata è stata un aumento della mortalità non-COVID. In questi primavera si è infatti assistito ad un aumento generalizzato della mortalità: confrontando i dati di mortalità relativi alle prime 3 settimane di marzo 2020 con quelli del periodo 2015-2019, si rileva un aumento della mortalità di più del 50% negli individui over 65, fino a raggiungere il 75% nella fascia di età compresa fra i 75 e gli 84 anni. Proprio infarto e ictus sono tra le maggiori cause di mortalità. L’allungamento delle liste d’attesa è una priorità su cui occorre agire tempestivamente: per un intervento programmato di angioplastica coronarica, per il quale l’attesa media nazionale si aggira intorno ai 20/25 giorni, si dovranno attendere circa quattro mesi.

 

Il GISE ha elaborato il MANIFESTO PRIORITA’ CARDIO, un documento di linee guida per una rapida ripresa delle normali attività sintetizzato in 4 punti principali:

  • minimizzare l’esposizione per i pazienti e per gli operatori sanitari (il paziente cardiologico è particolarmente a rischio di decorsi sfavorevoli);
  • mantenere alti standard procedurali e prognostici intraospedalieri (l’ospedale deve rimanere un luogo di cura);
  • adattare l’attività delle terapie cardiologiche in funzione delle risorse disponibili durante l’emergenza COVID-19 (anestesisti, posti letto, ventilatori, DPI);
  • evitare ulteriori ritardi di cure in pazienti particolarmente a rischio di deterioramento clinico; a tale proposito sarebbe opportuno mettere in atto delle campagne di comunicazione rivolte al cittadino per spiegare che l’ospedale non è più un luogo di contagio.