Inizia la sessione Eustachio Agricola, che con una breve overview illustra le cause di insufficienza tricuspidalica: primaria (difetti dei lembi, prolasso o flail); secondaria (scompenso cardiaco); in ultimo iatrogena ovvero, causata da cateteri intracavitari (in aumento per i numerosi pazienti che impiantano PMK o ICD).
Si sofferma in particolare sull’aspetto prognostico evidenziando come i pazienti con insufficienza tricuspidalica severa sintomatica o in fibrillazione atriale abbiano prognosi peggiori e di come di per sé l’insufficienza tricuspidalica sia un fattore prognostico indipendente rispetto alle dimensioni e alla funzione sistolica del ventricolo sinistro e destro.
Il secondo relatore, Francesco De Felice, ci dice che è necessaria una valutazione della fattibilità del trattamento percutaneo transcatetere sia dal punto di vista ecocardiografico; fondamentale, infatti, è, che il paziente abbia una buona finestra ecocardiografica al TEE, che guida il cardiologo interventista durante la procedura. È necessario uno studio anatomico della valvola: criteri per una buona riuscita dell’impianto è un gap < 7mm, un jet centrale, anterosettale. In ultimo è fondamentale uno studio fisiologico delle camere destre con cateterismo cardiaco ed una valutazione della RVEF che deve essere non inferiore a 45%.
Secondo Sergio Berti, terzo ad intervenire, il trattamento chirurgico è sicuramente il trattamento più efficace sebbene gravato da un alto tasso di mortalità (circa 8%). Per questo il cardiologo interventista ha molte armi a suo vantaggio.
In particolare ci riferiamo al Cardioband come ad un device che mima l’anuloplastica della tricuspide con un dispositivo che si posiziona all’anulus con circa 14-17 ancore, la difficoltà più grande si ha nell’imaging.
Altro dispositivo analizzato è la TricValve® – Transcateter Bicaval Valves System, un sistema di due valvole biologiche autoespandibili per il trattamento di pazienti con insufficienza tricuspide emodinamicamente rilevante e reflusso cavale. Le protesi vengono impiantate per via percutanea nella vena cava superiore e inferiore senza disturbare la valvola tricuspide nativa.
Il sistema TRICENTO, infine, è un'alternativa terapeutica delicata, minimamente invasiva, per i pazienti per i quali il trattamento chirurgico non è attuabile e nei quali la terapia farmacologica non è risolutiva. Il sistema è custom-made costuito da bioprotesi autoespandibile e consiste in uno stent graft che si estende dalla vena cava inferiore alla vena cava superiore e un elemento valvolare bicuspide laterale.
Infine Cristina Giannini ci espone 3 casi clinici, considerando che nella pratica clinica i goal da raggiungere sono sicuramente vivere più a lungo, meglio e soprattutto evitare eventi (scompenso acuto, reospedalizzazzione). Un primo caso clinico riguardava una donna con insufficienza secondaria con jet centrale, gap < 6 mm per cui con tutti i criteri di elegibilità ad una TEER per cui si opta per un impianto di 2 clip con tecnica zipping da commissura antero-settale. Un secondo caso riguardante donna con insufficienza tricuspidalica severa, lembi fibrotici, tethering lembo settale si decide per impianto di 3 clip ma permane al follow up insufficienza severa per cui si decide per impianto di TricValve. Un terzo caso nel quale il paziente aveva un gap impoerante >13 mm jet importante posteriore per cui si decide direttamente per impianto di valvola eterotopica Tricvalve.