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Functional mitral regurgitation management: the paradigm of synergic treatment

Il trattamento dell’insufficienza mitralica funzionale resta ad oggi un argomento di grande interesse per il cardiologo interventista che deve saper conciliare capacità tecniche e gestione della terapia medica.

di Miriam Compagnone

Le diverse strategie terapeutiche in caso di insufficienza mitralica secondaria sono state al centro dell’incontro svolto in sala Amber nella terza giornata del 43° Congresso GISE. In rilievo il sinergismo esistente tra la terapia medica massimale e la riparazione percutanea. La sessione è stata egregiamente moderata da Juan Fernando Granada Solis e Marco Zimarino.

Il primo intervento è stato di Arturo Giordano, il quale ha descritto i dispositivi disponibili per la riparazione Edge-to-Edge transcatetere (MitraClip e Pascal). Nello specifico sono state dettagliatamente illustrate le caratteristiche tecniche e riportati i dati della letteratura più rilevanti. E’ emerso che entrambi i dispositivi hanno un disegno che consente di migliorare l’insufficienza mitralica specie se usati in maniera personalizzata.

A seguire la magistrate relazione del Prof. Marco Metra riguardante il ruolo della ottimizzazione della terapia farmacologica nel migliorare la sopravvivenza dei pazienti con rigurgito mitralico secondario. Le dosi più elevate tollerate devono essere raggiunte prima della riparazione percutanea della valvola mitrale e soprattutto la titolazione dei farmaci deve essere proseguita dopo la procedura.

E’ stato il turno di Annalisa Mongiardo, che ha sottolineato la relazione esistente tra il grado di rigurgito valvolare e i volumi del ventricolo sinistro. Si è ampiamente discusso del timing di intervento e di quelli che potrebbero essere gli indicatori clinico-strumentali per la corretta gestione del paziente.

Daniele Forlani ha poi riportato gli incoraggianti risultatiti sull’impianto percutaneo del sistema Carillon Mitral Contour. E’ emerso che questo intervento di anuloplastica mitralica percutanea indiretta è una procedura semplice e veloce, richiede un approccio giugulare destro in assenza di puntura transettale, non preclude successivi interventi terapeutici (esempio terapia di risincronizzazione) e non è mandatoria la presenza di cardiochirurgia on-site.

Infine Roberto Nerla ha illustrato le diverse opzioni in caso di insufficienza tricuspidale associata a rigurgito mitralico. Mentre in caso di chirurgia open è indicato il trattamento simultaneo su entrambe le valvole, nella cardiologia interventistica è possibile perseguire una strategia di “watch and see” per evitare procedure non necessarie. Difatti dopo correzione della valvulopatia mitralica si assiste, molto spesso, ad un netto miglioramento della funzione ventricolare destra e dell’insufficienza tricuspidale.

Dalla sessione è emerso che le procedure interventistiche nei pazienti con scompenso cardiaco ed insufficienza mitralica secondaria non possono essere sistematicamente considerate curative nella genesi dello scompenso, quello che predomina è la malattia miocardica strutturale sottostante, a sua volta dipendente dall’associazione di molteplici fattori. L’ottimizzazione terapeutica rimane quindi una pietra miliare nella gestione della malattia. In conclusione è necessario “cucire in maniera sartoriale” la strategia terapeutica su ogni paziente, adattando non solo la diagnosi ma anche la terapia interventistica e non.