“Terapia medica ed imaging intracoronarico rappresentano due hot topics nel futuro del trattamento dell’aterosclerosi coronarica”: con queste parole il presidente Esposito apre una sessione dedicata all’importanze della terapia farmacologica nel percorso di cura della coronaropatia aterosclerotica e di riduzione del rischio di eventi cardiovascolari.
“Ripartiamo dal concetto di vulnerabilità di placca”, aggiunge il prof. Prati e spiega che oggi è necessario combinare la precoce ed aggressiva riduzione dei livelli ematici di colesterolo LDL con un trattamento delle lesioni aterosclerotiche che sfrutti tecniche di immagine e fisiologia intravascolare.
Il prof. Porto approfondisce l’efficacia degli anticorpi monoclonali anti-PCSK9 che sono in grado di modificare qualitativamente e quantitativamente le placche aterosclerotiche con ispessimento del cappuccio fibroso e conseguente stabilizzazione della patologia. Se da un lato questo approccio si traduce in un beneficio in termini di eventi cardiovascolari, dall’altro non è completamente supportato dagli organi di regolamentazione che sostengono un trattamento più graduale. È possibile che sia più sostenibile?
La prof.ssa Capranzano illumina la sala sugli effetti positivi dell’icosapent etile, estere puro ricco in omega3, mentre il prof. Pizzi discute gli effetti pleiotropici degli antagonisti recettoriali di GLP-1. Infine, il dott. Canova ribadisce l’importanza del target molecolare PCSK9 e ancor più ricorda all’audience che il cardiologo interventista è prima cardiologo e poi emodinamista.
La sessione termina dopo una discussione partecipata e gli argomenti trattati sono molteplici: sostenibilità delle moderne opzioni terapeutiche, componente infiammatoria di placca e trattamento del paziente naive.