La sessione di dedicata alla gestione dei pazienti con infarto miocardico senza coronaropatia ostruttiva ha fatto luce su quelle che sono attualmente le potenzialità e i limiti dei mezzi diagnostico-terapeutici a nostra disposizione. Il problema, come ci ha mostrato il Dr. Roberto Scarsini nella sua introduzione, occupa da molti anni uno spazio di rilievo nell’attività clinico-interventistica quotidiana, ma rimane tuttavia ancora controverso in molti aspetti. Durante la sessione, il Dottor Simone Biscaglia ha acceso un animato e coinvolgente dibattito in sala con un suo caso clinico fortemente didattico, che ha rappresentato il filo guida delle successive discussioni, andando a centrare a pieno i punti fondamentali della problematica.
La raccolta dell’anamnesi e l’attenta valutazione dei sintomi dei pazienti con MINOCA, l’integrazione delle informazioni provenienti dalle metodiche di imaging intra-coronarico e RMN, nonché le informazioni ricavate dai test fisiologici, soprattutto per quanto concerne il test all’acetil-colina, sono emersi come i punti cardine su cui impostare l’algoritmo diagnostico-terapeutico.
L’implementazione di un approccio diagnostico-terapeutico ottimizzato basato sulla medicina di precisione potrebbe essere la chiave per la gestione dei MINOCA, come raccontato dal Dr. Rocco Antonio Montone, ed i suoi effetti saranno presto valutati nello studio PROMISE. Al contempo, gli studi MINOCA- BAT e StratMed-MINOCA trial, citati dal Dr. Antonio Maria Leone, potrebbero aiutarci a chiarire gli eventuali vantaggi di ace-inibiori, beta bloccanti e dell’eplerenone in questi pazienti.
Tra le tante incertezze ancora presenti riguardo ai MINOCA, appare chiaro che essi costituiscano un problema complesso che richiede un algoritmo articolato che necessita di costi rilevanti e carichi organizzativi non banali per le strutture sanitarie, ed in particolare per quelle con meno mezzi. Tali aspetti sono stati evidenziati dalla Dott.ssa Alaide Chieffo, con una calorosa esortazione a potenziare le evidenze sui MINOCA, anche al fine di validare e legittimare sempre più i percorsi gestionali di cui questi pazienti hanno bisogno.