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Flash Updates: le novità in tema coronarico in 90 minuti

La sessione “Flash Updates (Coronary)” ha rappresentato uno dei momenti più stimolanti del congresso, un concentrato di conoscenze aggiornate e dibattiti di alto livello scientifico.

di Marco Toselli

Guidati dai due chairmen, Carlo Di Mario e Giulio Guagliumi, e con il contributo di esperti come Emanuele Barbato, Gianluca Campo e Valeria Paradies, la platea ha potuto affrontare in rapida successione i temi più caldi dell’interventistica coronarica. La sessione si è aperta con la relazione di James Spratt sulla gestione moderna delle lesioni calcifiche, una delle sfide più frequenti e complesse nella pratica clinica quotidiana.

Tra i messaggi chiave:

  1. Il calcio riduce la compliance vascolare.
  2. La scelta del device dipende sia all’obiettivo di modificazione di placca che vogliamo ottenere che dalla morfologia del calcio all’imaging.
  3. Nessuna singola tecnologia è sufficiente: spesso è necessario un approccio integrato con più dispositivi.

Antonio Colombo ha poi posto l’accento sul futuro delle tecnologie coronariche, chiedendosi provocatoriamente se sia arrivato il momento di sostituire i tradizionali DES con bio-adaptor e stent riassorbibili. Gli stent medicati, soprattutto quando usati in modo estensivo, restano infatti associati a un certo numero di eventi nel follow-up. I dati preliminari sui bio-adaptor sono incoraggianti, ma mancano ancora evidenze definitive sui riassorbibili. La domanda centrale resta se queste nuove soluzioni potranno davvero consentire un rimodellamento positivo del vaso e la preservazione della vasomotricità coronarica.

Jun-Jie Zhang ha poi presentato i risultati dell’Ultimate III trial sull’angioplastica con DCB. Si tratta di un piccolo ma significativo studio randomizzato che suggerisce come l’approccio IVUS-guided DCB possa essere vantaggioso nelle lesioni de novo rispetto a un approccio guidato dalla sola angiografia. Lo studio aggiunge un ulteriore tassello di evidenza a favore del valore dell’imaging intracoronarico durante la PCI, questa volta applicato all’utilizzo dei DCB.

Javier Escaned ha quindi approfondito il ruolo della fisiologia coronarica, sottolineando alcuni concetti chiave: la prognosi dei pazienti è strettamente legata agli esiti funzionali della PCI, più che al solo risultato angiografico; senza un uso sistematico della fisiologia, non è raro che lesioni flow-limiting rimangano non trattate dopo PCI. Infine, l’efficacia della PCI è influenzata dal fenotipo emodinamico della CAD (malattia diffusa vs focale), che deve guidare la scelta della strategia e dei target di trattamento.

Infine, Davide Francesco Capodanno ha concluso la sessione con un focus sul trattamento antipiastrinico intra- e post-procedurale, affrontando il tema cruciale della durata della DAPT dopo ACS. Ha voluto demistificare il ruolo tradizionale della DAPT di 12 mesi, ricordando che questa raccomandazione deriva da trial non disegnati specificamente per testare la durata. Le evidenze attuali suggeriscono che la durata vada individualizzata: più breve nei pazienti ad alto rischio emorragico e più lunga in quelli ad alto rischio ischemico. Le strategie di de-escalation hanno dimostrato di ridurre in modo significativo i sanguinamenti senza aumentare gli eventi ischemici, sottolineando la necessità di una revisione delle linee guida. Capodanno ha inoltre fornito alcune anticipazioni di due studi di prossima pubblicazione: il CELEBRATE trial, che studierà un inibitore delle glicoproteine IIb/IIIa sottocutaneo (Zalunfiban) somministrato prima dell’arrivo in ospedale nel contesto dell’infarto, e il SOS-AMI trial, focalizzato sull’impiego di un inibitore del recettore P2Y12 sottocutaneo come strategia antiaggregante.

In sintesi, la sessione si è confermata come un vero e proprio “coronary update express”: breve, intenso e ricco di spunti pratici per la pratica clinica quotidiana.