Un format dinamico e interattivo, guidato dal chair Dott. Carmine Musto (Tivoli), che ha visto alternarsi brevi introduzioni, presentazioni “pro e contro” e votazioni del pubblico sui temi della fisiologia coronarica e dell’imaging intravascolare.
Il primo set ha acceso i riflettori sul ruolo della fisiologia coronarica nelle lesioni non-culprit delle sindromi coronariche acute. Il Dott. Antonio Maria Leone (Roma) ha introdotto il dibattito, che ha visto il sostegno convinto del Prof. Gabriele Pesarini (Verona) al ruolo della fisiologia, mentre il Dott. Massimo Fineschi (Siena) ne ha evidenziato i possibili limiti in questo particolare setting. Molti aspetti restano ancora da chiarire su questo tema cruciale, come la discordanza tra indici iperemici e non-iperemici, la valutazione delle placche vulnerabili e i differenti meccanismi fisiopatologici coinvolti nei pazienti con STEMI e NSTEMI.
Il secondo set ha invece affrontato uno dei temi più caldi dell’imaging intravascolare: nelle biforcazioni del tronco comune l’IVUS è davvero l’unica metodica di riferimento? Dopo l’introduzione della Dott.ssa Giulia Masiero (Padova), il Prof. Emanuele Barbato (Roma) ha sostenuto l’utilizzo dell’IVUS come strumento imprescindibile, mentre il Prof. Francesco Prati (Roma) ha invitato a non trascurare l’OCT come metodica alternativa. La discussione resta aperta sul bilancio tra la migliore qualità delle immagini garantita dall’OCT e i suoi limiti pratici, come il maggior utilizzo di mezzo di contrasto e la difficile visualizzazione della porzione prossimale del tronco comune.
Il terzo set ha spostato l’attenzione sull’angioplastica coronarica mediante drug-coated balloon: la valutazione angiografica è sufficiente? Il Dott. Alessio Mattesini (Firenze) ha introdotto la sessione, con il Dott. Stefano Galli (Milano) a sostegno della valutazione angiografica integrata dall’analisi funzionale, mentre la Dott.ssa Daniela Benedetto (Roma) ha sottolineato il ruolo fondamentale dell’imaging intravascolare, sia nel trattamento delle lesioni de-novo sia nelle restenosi intrastent. Restano ancora aperte numerose questioni, tra cui l’interpretazione ottimale delle immagini intravascolari e i cutoff degli indici funzionali per definire il risultato procedurale.
Una sessione dal ritmo serrato, che ha saputo coniugare rigore scientifico e interattività, restituendo ai clinici spunti concreti di riflessione per la pratica quotidiana.